Tanto lo sappiamo che il vino rosé si produce per macerazione breve e non si può mischiare il vino bianco con il vino rosso!
Si ma oltre alle tecniche enologiche, sempre in continua evoluzione, ci sono stati alcuni punti, nell’evento firmato Assoenologi presso l’azienda Torrevento in Puglia, davvero rilevanti che voglio evidenziare.
Parto dalla fine e dalle considerazioni del presidente dell’Associazione Enologi di Puglia Basilicata e Calabria:
lavorare insieme per la promozione del vino rosé pugliese. Dobbiamo lavorare insieme per promuovere la categoria Vino Rosa di Puglia.
Cosa vuol dire?
Vuol dire superare il dubbio che attanaglia diversi produttori pugliesi: produrre vini dal colore rose tenue, stile provenzale, molto richiesto dal mercato o produrre un rosé più intenso, tipico delle uve e dei territori pugliesi?
Io sono dell’idea di non snaturare l’identità di un territorio e il suo vino, continuare a produrre vini di assoluta qualità perché sul lungo termine, solo se lavorando insieme, si possono raggiungere grandi risultati.
La serata è iniziata con i saluti di rito e la parola è passata subito a Mattia Filippi, consulente enologico che ha ricordato come il trend del rosato sia in forte crescita in tutto il mondo, un fenomeno mondiale molto richiesto dal consumatore mondiale.
Riporto alcuni dati importanti: il 10,5 % del vino prodotto a livello mondiale è un vino rosato.
I più grandi produttori e consumatori di vino rosa rimangono i Francesi dove, soprattutto in Provenza sono in atto alcuni progetti a lungo termine per la produzione di vino rosé senza solfiti aggiunti e vini rosé prodotti da vitigni resistenti al cambiamento climatico.
Lavorare in gruppo forse significa proprio questo, mandare avanti progetti insieme che fanno bene a tutto il compartimento enologico.
Un dato davvero importante è che l’Italia ha dimezzato la sua produzione di vino rosé dal 2008 al 2018, sicuramente a favore di una produzione di più qualità ed eccellenza.
Altra curiosità che ti ha colpito?
Est Europa, soprattutto la Romania sta spingendo parecchio sulla produzione di vino rosé: i consumi, soprattutto sul Mar Nero sono alti e la richiesta arriva dai Millenials, i giovani.
Dopo la doverosa parentesi sul Prosecco Rosè, dove è stato ribadito come il Consorzio Prosecco DOC abbia svolto un lavoro esemplare intercettando una richiesta del mercato, è stato fatto un lavoro molto preciso e curato nei minimi dettagli per produrre un vino che possa essere coerente dal punto di vista del colore e coerente dal punto di vista dell’uvaggio, in particolar modo dell’uvaggio Glera/Pinot Nero. Infatti per produrre il Prosecco Rosé si può utilizzare una quantità massima del 15% del Pinot Nero vinificato in rosso.
Dopo questo interessante intervento, la parola è passata al consulente HTS che ha spiegato in maniera dettagliata e precisa come gestire una fermentazione e come nutrire i lieviti per ottenere dei vini sempre più coerenti con l’obiettivo enologico che si vuole raggiungere.
Prima della degustazione dei vini voglio riportare un dato interessante sulla differenza di vinificazione tra un rosato stile provenzale, e quindi colore tenue e un rosato più intenso, gastronomico come lo ha definito Mattia de Filippi.
Per produrre un rosato stile provenzale conviene utilizzare, in fase di pressatura, un enzima che possa facilitare l’estrazione dei precursori aromatici, quelle molecole che daranno gli odori del vino, mentre per ottenere un rosé “più colorato” conviene utilizzare un tannino per la stabilità del colore. Tante piccole differenze che fanno capire come sia complicato ottenere un vino rosé identitario e di qualità.
Che vini in degustazione?
Passiamo alla degustazione dove abbiamo potuto apprezzare il chiaretto di Tenuta la Cà, che ho avuto modo di assaggiare direttamente in cantina, un chiaretto di bardolino profumato e agrumato.
A seguire un Pinot Grigio Ramato Trento DOC del 2019, con sentori dolci e speziati; un Pinot Nero vinificato in rosa della Romania, un vino che ricordava per gli aromi il Moscato, molto fresco; una base spumante da Nero d’Avola, interessante scoperta perché questi vitigni provengono da un territorio gessoso proprio come quello dello Champagne e infine uno spumante Syrah 2020 dell’Azienda Baglio di Pianetto.
L’evento si è concluso con una cena, occasione molto gradita per assaggiare altri vini e parlare con enologi e produttori, i veri protagonisti del mondo enologico!
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