LA CRESCITA DEL VINO ROSÉ
Ma insomma quanto si consuma di questo vino rosé? Tanto? Poco? Io al ristorante non è che vedo tutte queste bottiglie di vino rosé.
Come abbiamo letto sulla guida, il vino rosé ha una sua tradizione, una sua storia e una sua identità. Può essere ritenuto uno dei vini più antichi della storia. I latini già lo conoscevano e lo chiamavano “lacrima”, ottenuta per compressione naturale, prima della pigiatura, dalle stesse uve lasciate nel forum vinarium.
“eh siamo arrivati ai latini adesso”
Plinio la chiamava “protroprum”, per Columella era il “mostum lixivium”. Una produzione che non ha mai smesso di esistere soprattutto perché precoce.
Il vino rosé è un vino versatile, mutevole. Un vino con infinite sfumature di colore. Le mode stanno cambiando e per questo motivo, da essere ritenuto un vino di poco prestigio sta acquisendo maggiore considerazione tra i consumatori in sempre più occasioni.
Il potenziale e la crescita del vino rosé hanno sollecitato tecnici e produttori a dedicare ai vini rosati più attenzione rispetto al passato. La dimostrazione è che molte Aziende producono rosé adatti all’invecchiamento, ipotesi che fino a un decennio fa non era considerata. Così si è ripreso non solo a parlare e scrivere sui rosati ma anche a fare ricerche in campo enologico, sulla comunicazione e sul marketing.
Il vino rosé sembra essere quello meno considerato rispetto al vino bianco e al vino rosso, nonostante i dati dimostrano che la produzione e il consumo di questa tipologia di vino è in costante crescita. Meno considerato anche perché risulta difficile catalogarli in un’unica definizione condivisa. Il vino rosato non possiede una propria definizione poiché la nomenclatura combinata e la legislazione europea del settore vitivinicolo fanno una distinzione solamente tra vino bianco e vino non bianco.
“eh quindi i consumi aumentano o no?”
Il vino rosato era ritenuto un vino semplice e stagionale. Uno dei miti sfatati sul vino rosé. L’interesse del consumatore verso il rosé sta crescendo in molte nazioni del Nuovo Mondo, come Stati Uniti d’America e Nuova Zelanda. Tuttavia le Aziende non conoscono perfettamente la percezione che il consumatore ha del vino rosato.
Pare che il consumatore beva rosé perché piace, risulta essere meno complesso di un rosso o un bianco ed è semplice. Il consumatore percepisce le caratteristiche del vino rosé come un vino chiaro e aromatico, con una domanda crescente da parte di giovani.
Il vino sta diventando sempre più alimento di convivialità e questo momento potrebbe essere particolarmente favorevole alla crescita del vino rosé.
La Crescita del Vino Rosé: I Numeri
Gli ultimi dati dimostrano che c’è una crescita del mercato del vino rosé. Nel 2018 la produzione mondiale di vini rosati è stata pari a 26,4 milioni di ettolitri, pari al 10% della produzione di tutti i vini fermi. Osservando il trend, non si tratta di una moda ma di un crescente interesse del consumatore verso questa tipologia di vino.
I dati dimostrano che la performance dei rosé è in crescita e l’incremento delle vendite che comincia nei mesi più caldi si ripercuote poi in tutto l’anno. La stagione estiva è il periodo più indicato al consumo di vino rosato. Infatti il rosato è percepito come un vino stagionale, associato spesso alle vacanze estive.
“riusciremo a sconfiggere il mito del rosato “stagionale” ? ”
Il mito “stagionale” sembrerebbe essere nato proprio in Provenza, dove ci sono spiagge ed è un ritrovo per chi trascorre le proprie vacanze estive in riva al mare. La Provenza è oggi un punto di riferimento per la produzione di rosati d’alta gamma.
Sul fronte produttivo, dopo l’incontrastata leadership francese si colloca gli Stati Uniti d’America e la Spagna. Questi Paesi assieme rappresentano il 64% della produzione mondiale di rosé.
L’Italia è l’unico Paese in cui i volumi di vino rosé prodotti sono in calo. Tuttavia considerando i valori l’Italia è al secondo posto.
Il mercato mondiale dei vini rosati è destinato a crescere con un effetto domino, considerando che è in aumento la percentuale di rosé esportati rispetto alla produzione complessiva.
Il consumo di vino rosato si è recentemente stabilizzato, ma dal 2002 ad oggi ha avuto un impennata del 20%, passando da 18,9 milioni di ettolitri nel 2002 fino a 25,6 milioni di ettolitri nel 2018 con un calo a 23,6 milioni di ettolitri nel 2019.
I principali consumatori di vino rosé sono Francia, Stati Uniti d’America e Germania.
I Paesi Scandinavi hanno visto un crescente consumo di vino rosé negli ultimi 10 anni. Lo sapevo il rosé si può bere anche quando fa freddo!
Il merito del rosato sta nel suo essere versatile, facile da abbinare, informale ed economico. Le indagini lasciano intravedere un consumo maggiore anche da parte di un pubblico più colto ed esigente.
La Crescita del Vino Rosé in Italia
Il consumo dei rosé in Italia non aumenta come aumenta la produzione. L’Italia rimane però la seconda nazione al mondo che esporta più vino rosé dopo la Francia, sia per quantità che per valore. La situazione che emerge in Italia per quanto riguarda il mondo del vino e in particolare di quello rosato è l’eccessiva frammentazione in tante denominazioni che in realtà non riescono a darne il giusto valore al vino. Nei ristoranti italiani, i vini rosé sono poco presenti, in particolare quelli fermi.
Le denominazioni DOC e DOCG sono importanti ma il loro limite è rappresentato dalla presenza di numerose denominazioni il cui disciplinare prevede insieme al rosso anche il rosato, e questo tende purtroppo a offuscare l’identità del nostro rosé.
Conclusioni?
Dobbiamo cercare di bere spinti dalla curiosità di quello che stiamo bevendo, sperimentando e cercare di dare più valore al rosé.
Fonti:
Rosé Wines World Tracking
OIV, 2015
Percezione del Consumatore e Nuove Opportunità di Marketing per il vino Rosato, Dario De Caro
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