Ho avuto l’onore di partecipare all’Anteprima Chiaretto 2021 e ho potuto constatare che c’è futuro per il vino rosa nonostante le burocrazie italiane, per fortuna.
Ecco cosa ho imparato:
Da questo Aprile è possibile utilizzare il nome Chiaretto di Bardolino anziché Bardolino Chiaretto. I motivi? Dare prestigio e valorizzare l’identità di una zona da sempre vocata alla produzione del vino rosa.
Secondo il disciplinare, il colore del vino sarà Rosa Chiaro, con il quale si intende “un range di colori raggiungibili, perché non si vuole raggiungere un’omologazione di prodotto, ma un’identità territoriale.”
D’altronde uno dei motivi per cui apprezziamo il vino rosa è proprio per le sue infinite sfumature di colore.

Assaggi dell’Anteprima Chiaretto
Mi ha colpito molto sapere di essere alla 12esima edizione di questa Anteprima e che dal 2014 i produttori hanno lanciato quella che viene definita la Rosé Revolution. Un Consorzio che ha creduto nel suo territorio e nel suo vino rosa.
Le origini di questo vino infatti risalgono all’epoca Romana, quando si inizia a produrre vino sulle sponde del Lago di Garda utilizzando il torchio, che consente la pressatura delle uve ma non la loro macerazione. Nasce cosi il vino clarum, il Chiaretto.
L’uva principale utilizzata per ottenere questo vino è la Corvina veronese che pressata delicatamente conferisce i tipici sentori agrumati . Insieme alla Corvina viene utilizzata anche la Rondinella e la Molinara, uve povere di antociani.
Durante l’Anteprima ho imparato che il rosé è un vino che non va servito ghiacciato, ma fresco: più il vino è “grande” più alta sarà la temperatura di servizio.
A Tavel, dove si producono rosé intensi, la temperatura di servizio non scende mai sotto i 16 C.

Le degustazioni di vino sono state accompagnate da assaggi di formaggio Monte Veronese DOP
Si conclude l’Anteprima Chiaretto con degli argomenti a cui sono molto legato: le chiusure alternative. Numerose sono le richieste dei Paesi Scandinavi di rosé in Bag in Box, ma il disciplinare purtroppo non prevede questa possibilità.
E mentre la Provenza inizia a promuovere il proprio rosé in lattina, mi chiedo come mai in Italia ci siano voluti ben 4 anni solo per poter cambiare il nome da Bardolino Chiaretto a Chiaretto di Bardolino.
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